Rischi dei volontari all’estero. In attesa di un nuovo ciclo di interazione e dibattito, le ONG italiane hanno l’opportunità di iniziare a fare delle considerazioni sulla sicurezza e le misure da mettere in atto per affrontarle.
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Dopo 18 lunghi mesi di continui dubbi, ansia e paura, la giovane volontaria italiana Silvia Romano si è potuta finalmente ricongiungere alla sua famiglia, amici e colleghi.
Rapita dal villaggio keniota di Chakama, durante un attacco armato in cui sono rimaste ferite 5 persone locali, è stata trasferita in Somalia e trattenuta da militanti islamisti prima di essere liberata a seguito di lunghi e complessi negoziati con i suoi rapitori.
Mentre oggi Silvia può iniziare un nuovo capitolo della sua vita personale e professionale, è doveroso aprire un nuovo capitolo riguardante la gestione delle attività non governative in ambienti complessi come il Kenya; come dimostra il caso in questione, i rischi intrinsechi includono anche il rischio di rapimento.
Sebbene non possiamo in alcun caso sottrarci all’obbligo di identificare una serie di lezioni apprese, dobbiamo evitare la tentazione controproducente di polemiche e critiche non costruttive.
La realtà è che il rapimento Romano non è stato il primo del suo genere, anzi ci sono molti casi simili e questo fatto solleva la questione sia dell’analisi del rischio, sia della capacità delle organizzazioni di mitigare e di gestire le crisi.
Ad aggravare le difficoltà, una delle conseguenze più ovvie dell’attuale crisi pandemica Covid-19 è che le organizzazioni non governative operano in ambienti in cui l’innalzamento del livello di povertà sarà certamente accompagnato dall’aumento dei livelli di criminalità.
Senza ombra di dubbio, come già nel 2015, il Ministero degli Affari esteri italiano svolgerà un ruolo importante nel guidare le organizzazioni non governative in merito a come affrontare i problemi di sicurezza. Le discussioni della tavola rotonda del 2015 hanno prodotto una serie di preziose linee guida e si prevede che rappresenteranno la base delle ulteriori discussioni future.
Cosa devono fare le ONG italiane
In attesa di un nuovo ciclo di interazione e dibattito, le organizzazioni non governative italiane hanno l’opportunità di iniziare a fare delle considerazioni sulla sicurezza e le misure da mettere in atto per affrontarle.
Ciò è di fondamentale importanza in quanto non solo è un requisito etico, morale e legale in termini di Duty of Care nei confronti del personale che lavora sul campo, ma è anche una questione di sopravvivenza della stessa organizzazione: un rapimento o una morte possono comportare il prosciugamento dei fondi e portare l’organizzazione all’incapacità di continuare le operazioni sul campo, con diretta conseguenza che i meno fortunati smetteranno di ricevere il prezioso supporto e assistenza che è lo scopo dell’organizzazione.
Per quanto riguarda nello specifico l’obbligo legale, ciò che vale per una società privata vale per un’organizzazione non governativa: la direzione ha un preciso dovere nei confronti del personale e sarà accusata di negligenza penale se un’indagine dovesse portare alla conclusione che le misure di sicurezza necessarie non sono state attuate.
Nessuno dubiterà che l’organizzazione, che effettivamente vi lavora, conosca e comprenda la realtà locale meglio di chiunque altro eppure l’esperienza e la professionalità del settore privato possono essere di grande aiuto.
Il fornitore di security deve essere accuratamente verificato (vetting), questo significa non solo un attento esame della società e l’esperienza pratica del suo personale, ma anche i dettagli della strategia proposta nel rispetto dei diritti umani, secondo i principi ICOCA(International Code of Conduct Association)
E’ bene scegliere un partner in grado di coprire tutte le considerazioni specifiche relative allo sviluppo di procedure, formazione del personale (di base e avanzata), assicurazione speciale sui rischi (medica e di crisi), informazioni e analisi dei rischi, e la capacità di supportare pienamente l’organizzazione durante tutte le fasi di una crisi.
Un’ultima precisazione va fatta riguardo l’assicurazione. Mentre per ragioni ben note non è possibile offrire una copertura Kidnap & Ransom alle società italiane, vale la pena chiarire qualche ambiguità: vero è che la copertura assicurativa in questione rimborserà un pagamento di riscatto, ma punto più importante è che gestirà e coprirà i costi dell’assistenza specialistica offerta durante e dopo l’evento del rapimento. Va ricordato che ci sono stati casi in cui la lunga durata dei negoziati ha comportato un costo dell’assistenza specialistica superiore al pagamento del riscatto stesso.
Pyramid Temi Group è ben consapevole del valore dell’importante lavoro svolto dal settore delle ONG. Siamo tra i membri fondatori di ICOCA e i nostri servizi di consulenza sono conformi alle migliori pratiche e linee guida sviluppate e adottate dalle più importanti associazioni e organizzazioni internazionali, nonché in linea con lo standard ISO31030 in via di sviluppo del quale PTG è membro del comitato tecnico ISO TC262.
Assistiamo le ONG in tutte le fasi della pianificazione e gestione della sicurezza, dallo sviluppo delle procedure, alla formazione del personale di prima linea e al supporto in loco durante una crisi.
Vi preghiamo di contattarci direttamente per una copia del nostro vademecum e la descrizione dei nostri servizi di supporto alle ONG.